Keynes, Roosevelt e il New Deal Storia di V

New Deal letteralmente significa "nuovo corso" o "nuovo patto", con cui si indica un insieme di riforme elaborate da Roosevelt per risollevare l'economia americana dopo la crisi del 1929. Infatti Hoover, il Presidente degli Stati Uniti al momento dello scoppio della crisi, era repubblicano e liberista, dunque non intervenne per cercare di limitare i danni. Alle elezioni del novembre 1932 Roosevelt, il candidato democratico (cioè di sinistra) ottenne uno strepitoso successo, vincendo contro Hoover con il 59% dei voti. Divenne presidente il 4 marzo 1933: in quelli che sono conosciuti come i "cento giorni" attuò molte riforme. Fu decisa una svalutazione della moneta e fu potenziata la Federal Reserve, una banca centrale che aveva il compito di impedire il fallimento delle banche minori. Furono stanziati 3,3 miliardi di dollari per la costruzione di opere pubbliche, per favorire l'occupazione. Fu permesso alle industrie di accordarsi sui prezzi per non abbassarli troppo, fenomeno che avrebbe portato sicuramente al fallimento di quelle meno competitive, e furono aumentati i diritti dei lavoratori. Roosevelt, dunque, agì sul Welfare State, ovvero sui mezzi che lo Stato ha a disposizione per permettere ai cittadini di vivere dignitosamente e di accedere alla salute, all'istruzione, ai sussidi. Furono creati sussidi di disoccupazione finanziati aumentando le tasse dei più ricchi. Il New Deal è legato alle teorie di John Maynard Keynes, uno degli economisti più importanti del Novecento. Secondo questo economista inglese lo Stato deve tassare i ceti più ricchi e utilizzare questi soldi per creare occupazione, cioè posti di lavoro, ovvero stipendi, che producono consumi, e lavoro e altra ricchezza.

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