Italia nel '200 i Comuni le Signorie e Bonifacio VIII Storia di III

Nel Duecento in Italia la popolazione continua ad aumentare e le famiglie nobili continuano a lottare per avere più potere e le istituzioni tradizionali, basate sui consoli, non riuscivano più a tenere sotto controllo la situazione. In questo periodo iniziarono ad affermarsi nuove figure ai vertici dei Comuni. In Italia settentrionale prevalse la signoria, come a Milano, con i Visconti, oppure a Ferrara, con gli Estensi. Nell'Italia centrale furono elaborati ruoli differenti, come il podestà, nominato dalle famiglie aristocratiche. Era una nuova magistratura, durava un anno e che cercava di mantenere l'ordine cittadino stando al di sopra delle fazioni nobili, sempre in lotta tra loro. Accanto ai nobili però era progressivamente cresciuto un nuovo gruppo sociale, il popolo: ne facevano parte artigiani, banchieri, avvocati, medici, insomma i borghesi; per citare Dante tutta quella "gente nova" di cui la città si arricchiva con la crescita demografica e l'aumento dei commerci e in generale del benessere. Per controbilanciare il potere dei nobili, retto dal podestà, sorse una nuova carica, il capitano del popolo espressione del ceto medio e della sua volontà di governare. Molto particolare fu il caso di Firenze: lì, nel 1282 il governo fu affidato al consiglio dei rappresentanti delle Arti, cioè le corporazioni di cui facevano parte tutti coloro che lavoravano in un determinato ambito. In questo caso, si parla di comune borghese.

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