Rivoluzione Francese seconda parte (1789- 1792) Storia di IV

Dopo l'incredibile estate del 1789, che portò all'emanazione della Dichiarazione dei Diritti dell'uomo e del cittadino, la rivoluzione in Francia proseguì il suo cammino: in autunno una manifestazione portò di forza Luigi XVI da Versailles al palazzo delle Tuileries, nel cuore di Parigi. Nel frattempo l'Assemblea Nazionale proseguiva i lavori per la stesura di una Costituzione: tra le prime decisioni prese vi fu quella di limitare il diritto di voto ai cittadini attivi, ovvero a chi aveva una piena indipendenza economica; il Paese fu diviso in 83 dipartimenti, furono abolite le dogane interne e le terre della Chiesa furono nazionalizzate, in modo da rivenderle e ricavare i soldi necessari a coprire il debito pubblico. Per l'acquisto di queste terre furono emessi assegnati, che in pratica erano dei titoli di debito. Sempre più nobili, però, decidevano di scappare all'estero, e lo stesso fecero Luigi XVI e la regina con la famosa “fuga di Varennes”, ma furono riconosciuti e fermati prima di raggiungere il confine con il Belgio. Mentre veniva approvata la Costituzione, che di fatto poneva fine all'assolutismo, il timore che i sovrani potessero subire ritorsioni spinse Austria e Prussia a rendere pubblica la Dichiarazione di Pillnitz; i girondini interpretarono l'atto come ostile e dichiararono guerra alle due potenze europee. Le prime sconfitte militari spinsero Parigi verso un'ulteriore accelerazione del processo rivoluzionario; i sanculotti cacciarono i girondini dall'Assemblea Legislativa, la monarchia fu dichiarata decaduta e migliaia di volontari partirono per il fronte: il 20 settembre 1792 la Francia ottenne la prima vittoria militare a Valmy.

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